Nel dopoguerra, e precisamente nel ventennio a cavallo degli anni “cinquanta” sorse il nuovo quartiere S.Lazzaro. Fu il primo dei nuovi quartieri della periferia della città. Lo sviluppo fu rapido, ma un po’ disordinato, perché l’obbiettivo primario era quello di costruire nuove abitazioni per le famiglie, senza tenere conto delle necessità dei servizi. Infatti la scuola d’ Infanzia e delle Elementari, ed anche la Chiesa arrivarono in un secondo momento e furono determinanti per dare una identità al quartiere.
A far crescere ulteriormente il senso dell’aggregazione contribuì notevolmente l’affacciarsi della nuova società sportiva “Unione Sportiva Adriatica” che, anche se nata all’ombra del campanile fu un forte polo di attrazione per i giovani, per quanto l’attività fosse dedicata esclusivamente al calcio e ristretta al solo ambito giovanile. Sbocciò come frutto di un sano entusiasmo e di una prorompente passione, non solo sportiva, ma anche educativa.
Fu una scelta felice; in breve divenne la bandiera e l’orgoglio del quartiere. I giovani calciatori erano considerati degli “idoli” dagli altri ragazzi. Per consentire a tanti di fare sport, addirittura venne fondata una società gemella – la Robur – e si optò la affiliazione alla F.I.G.C.
Questo il contesto in cui vanno collocate la nascita e lo sviluppo dell’Adriatica nel ventennio 1955/1975. Ma quando la F.I.G.C. provinciale dispose che l’attività giovanile venisse permessa soltanto a quelle società che potevano disporre di un campo da gioco omologato, si fu costretti ad indirizzarsi verso la disciplina della pallavolo aprendola anche al settore femminile.
La scelta fu influenzata dalla scia di simpatia diffusa nella città per quello sport perché la squadra dell’Alma Juventus femminile allora era in serie A. Si trattò di una scelta felice; calda e sorprendente fu l’accoglienza e straripante il numero di iscrizioni, ma l’identità cambiò radicalmente perché arrivarono atleti ed atlete da ogni parte della città. Non era più l’espressione genuina del quartiere.
Si procedette ad una trasformazione radicale: il quadro dirigenziale divenne ampio, solido ed articolato; si ricorse a tecnici preparati ed esperti; si coinvolsero i genitori particolarmente per l’organizzazione delle trasferte; si fece ricorso agli sponsor, perché il peso economico era diventato esorbitante, dato che si era arrivati, nel corso di una stagione, a disputare ben ventisei campionati tra provinciali, regionali e finali nazionali.
Nonostante la profonda ed impegnativa evoluzione che l’Adriatica ha avuto nel corso dei 60 anni della sua storia, le motivazioni ed i valori di fondo a cui ci si era ispirati nel fondarla, quelli non sono mai venuti meno; il suo DNA è rimasto integro.
Infatti il cammino della maturazione tecnica, sia nel calcio che nella pallavolo, ha prodotto frutti, perché diversi atleti cresciuti nella società hanno livelli prestigiosi anche in campo nazionale. Ma l’altro elemento, ancora più importante, è il fatto che nel tempo, l’Adriatica è rimasta sempre ancorata al principio che il vero primato spettasse alle finalità educative, perché sorretta dalla convinzione che:
sono valori morali fondamentali che temprano il carattere e fanno sorgere legami d’amicizia molto profondi.
Queste componenti ideali aiutano i giovani a crescere e li mettono in grado di affrontare la vita senza eccessiva paura.
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